LE “TATE”
A volte le cose più semplici possono diventare straordinarie se sono fatte assieme alle persone giuste.”
Nicholas Sparks
All’interno di Copan, il senso di appartenenza, di “famiglia”, che si creò sin da subito, si potrebbe riassumere con il modo in cui il Sig. Triva si rivolgeva ai suoi dipendenti: «Dai, Tata, andiamo».
Questo affettuoso appellativo usato principalmente a Mantova, luogo delle sue origini, il Sig. Triva lo riservava a chi, a quel tempo, stava lavorando duramente per rendere Copan sempre più grande: Iole Bonera, Lucia Piccinelli ed Emanuela Zappa sono tra le prime dipendenti a cui il Sig. Triva diede in braccio la sua Copan neonata e sono tra i motivi per cui, ancora oggi, molti affermano che Copan “è femmina”.
…Ho voluto bene a Daniele Triva come fosse un fratello e ho amato il Sig. Triva Giorgio come fosse mio padre. Dal nostro primo incontro, al quale era presente tutta la famiglia Triva, ho respirato subito quel profumo di casa, che ancora oggi si percepisce quando si arriva in Copan.
Io ero ambiziosa, venivo da un’esperienza fatta in uno studio di commercialisti; ero prudente, ma determinata. Non avevo nessuno che mi seguisse in Copan, se non i miei libri di ragioneria e la caparbietà di non deludere quel “signore” che con severità e tenerezza mi guardava come se io a soli 23 anni, fossi il salvatore della patria. Il Sig. Triva, da buon mantovano, mi diceva “tata”, “nani” , “i dipendenti li devi capire, studiare, ascoltare e confortare”… mi presentava agli altri come “la mia Emi”, che emozione, quanto orgoglio!!!
Così a piccoli passi, avvalendoci di artigiani esterni, produttori di plastica e di una macchina per scrivere Olivetti, nasceva una piccola azienda che poco aveva a che fare con questo nostro polo industriale bresciano, fatto ancora e solo di tondino e fabbriche metalmeccaniche.
Eravamo in due, in cinque, in dieci, ora in seicentocinquanta, ma la famiglia Triva non ha mai voluto farci mancare niente, nemmeno quando alla fine degli anni ’80 vivemmo momenti difficili che ci costrinsero a lasciare il personale in cassa integrazione; ma con coraggio, sacrifici, volontà e sempre con quella voglia di non mollare mai, non abbiamo licenziato nessuno e tutti furono reintegrati in azienda, con tanto di festeggiamenti! (quelli in Copan non mancano mai, c’è sempre un’occasione per festeggiare!).
Abbiamo sempre creduto fortemente nella nostra squadra. Era ed è una squadra di CAMPIONI!
In quegli anni anche Daniele e Stefania cominciarono a dare il loro apporto in azienda e lì incominciammo a sofisticarci, a farci conoscere, a far ricerca, sviluppo, a voler primeggiare!
Era un continuo rimuginare di idee, si cercava di realizzare nuovi progetti, di concretizzare i sogni… si guardava sempre avanti, facendo prove, sbagliando, cadendo, ma cercando sempre di risollevarci più forti di prima! Ed è anche dai nostri sbagli, che nasceva la grande Copan, perché alla risoluzione degli errori ci si arrivava inventando, e soprattutto INNOVANDO!
Daniele era uno tsunami: ti travolgeva, ti incoraggiava, ti spremeva, ti faceva condividere tutto, lui era felice se la sua gente stava bene! Daniele ha saputo fidelizzare e trasmettere ai suoi lavoratori quel senso di appartenenza che ci ha reso diversi dagli altri e forse vincenti, anche per questo!
Credeva nei giovani, li incoraggiava, li spronava e illustrava loro che la sua Copan era la più bella azienda del mondo… non era un trampolino di lancio, ma la dirittura di arrivo! Lui mi diceva sempre “Emi, la nostra Copan dovrà vivere sempre, anche quando noi non ci saremo più!”
Nessuno poteva dirgli che era un folle e lui non dava del folle a nessuno, per me è stato un genio, soprattutto di umanità, ascoltava tutti e a tutti dava aiuto, affetto, una parola dolce, un sorriso.
Mi manca molto quel sorriso, che in tanti momenti della mia vita mi ha dato quella forza che poi magicamente trasformavo in energia positiva.
Il passato rimarrà indelebile nella mia mente e nel mio cuore, anche se negli ultimi cinque anni sono al fianco di Stefania con gli stessi sentimenti, stessi obiettivi, stessa grinta, stesso attaccamento, che ho dimostrato prima che lei fosse alla guida di Copan.
Stefy non ha cambiato registro nel rapporto con la sua gente, nonostante i numeri siano cambiati, aumentati in maniera esponenziale e la gestione sia molto più complicata, ma con grande coraggio e abilità si è caricata questo macigno sulle spalle ripromettendosi di portare avanti e realizzare, con tutti noi, quella missione e quei sogni intrapresi dal papà e dal fratello.
E i risultati non hanno mentito: direi che sono stati sorprendenti!
Con lei è un’altra sfida, un’altra avventura, un ricercare e proporre sempre qualcosa di nuovo con lo stesso spirito che contraddistingue chi lavora in Copan… qui non ci si ferma mai!
Oggi vorrei augurare ai miei giovani colleghi, di poter vivere tutte le gioie e le soddisfazioni di cui io ho goduto e condiviso con la famiglia Triva; sono molto orgogliosa e mi ritengo fortunata, di aver incontrato nel cammino della mia vita, queste persone che hanno contribuito a farmi diventare la donna che sono oggi e ha creato quel nodo indissolubile, che mi farà sempre essere parte di questa azienda.
Copan mi ha dato tantissimo, io le ho dato tutto…
Emanuela Zappa