VIVA GLI INGEGNERI!
“Il talento è come un tiratore, il quale colpisce
un bersaglio che gli altri non sanno cogliere,
mentre un genio è come un tiratore,
il quale colpisce un bersaglio che
gli altri nemmeno riescono a vedere.”
Arthur Schopenhauer
È necessario aprire una parentesi tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ‘90.
Nell’88 fa il suo ingresso in Copan un nuovo protagonista: Daniele Triva. Le sue prime mansioni furono tutt’altro che “maestose”, Daniele entrò con umiltà in azienda passando dalla fabbrica, svolgendo attività sul campo così da conoscere la sua azienda anche là dove ci si sporcava “le mani”. Daniele, al tempo, stava finendo gli studi di Ingegneria e amava definire i laureati in questa disciplina come “i Dominus dell’emancipazione dell’umanità”. Grazie alle idee sinergiche della famiglia Triva e alla ventata di innovazione che Daniele voleva portare, nacque il laboratorio di Copan e la scelta di orientarsi verso la preanalitica, realizzando i primi tamponi aziendali con terreno di trasporto: il Transystem®.
Tratto dall’intervista di Franco Limoli, Mauro Manza, Roberto Romano
Per intervistare il Sig. Franco Limoli non serve dirgli che sei una giornalista, se non dici che collabori con Copan, ti riattacca il telefono. “Vecchia scuola”, classe anni ’50, Franco Limoli è attualmente in pensione ma ancora lo sguardo scaltro da ragazzino. Come lui, anche Roberto Romano ha visto Copan crescere quando ancora si contavano i dipendenti sotto la cinquantina.
Franco Limoli lavorava nella parte produttiva, ma ricorda ancora le vecchie macchine che erano inizialmente in affitto, ricorda Bovezzo e l’arte dell’ “arrangiarsi”, ricorda che in una parte della fabbrica il pavimento era grossolano, ci si sporcava mani e scarpe eppure si realizzarono così le prime macchine che cambiarono il destino aziendale. Roberto Romano è stato tra i progettisti delle macchine, insieme a Pierangelo Valzelli. Lui disegnava “ciò che gli veniva in mente”, come dice lui, “progettavo a mano libera e poi si procedeva a trovare le soluzioni per costruirlo”. Lo stesso Franco Limoli parla di lui come di un “artista”. Ma non si può chiedere a Franco, né a Roberto, di parlare di Daniele, ancora adesso mancano le parole.
Di quegli anni, Franco Limoli racconta che parlò di Copan a un suo amico, Mauro Manza, che ben presto entrò a lavorare anche lui in azienda. Iniziò a lavorare come lega sacchi, poi si riuscì a integrare in magazzino fino alla produzione, dove seguì le “ragazze della MicroRheologics”. “Iniziammo a mettere con l’aerografo la colla sull’asta, così da floccare il tampone” dice Mauro, “prima riuscivamo a fare in questo modo 100 aste al giorno, ma dopo aver progettato i primi rac, invece riuscimmo a realizzarne 1000 al giorno. È anche per motivi come questi che c’è sempre stata un’espansione in Copan: non ci fermavamo mai a un solo obiettivo”.
Se ci si fermasse a parlare con Franco, Roberto e Mauro, si sentirebbero tantissime storie, come la storia di Daniele che quando si è laureato, ha portato la moglie in sala macchina e ha voluto festeggiare con tutti gli operai, oppure vi racconterebbero di quella volta che a Collebeato hanno trovato in produzione una gatta che ha partorito alcuni micini tra le scatole. Vi racconterebbero tante storie, la “grande” storia di Copan che l’ha resa a sua volta così grande.