LA FABBRICA CHE SORRIDE

Ridere non è solo contagioso, ma è anche la migliore medicina.” 

Patch Adams 

Il benessere organizzativo, inteso come l’investimento al fine di migliorare la vita di coloro che sostengono l’attività di Copan, è un tema che coincide coi valori a cui l’azienda tiene.  

La scelta significativa prima di Daniele, poi di Stefania, di avere all’interno di Copan qualcuno che si occupasse di tenere conto delle esigenze dei propri dipendenti, è il motivo per cui si può dire che Copan si sia trasformata da “un’impresa modello” a una “fabbrica che sorride”.  

 

“Non so cosa potrebbe essere il benessere organizzativo per la mia Copan. Ma so che tu potresti servirmi.
Fai così: mettiti il camice, vai nei reparti, ti presenti e inizi un’indagine per vedere come sta la mia gente”. 

Se ripenso a quei giorni, mi sembrano ricordi lontani. Eppure così vicini. Daniele mi aveva contattato tramite il prof. Mazzoleni, suo stimato amico con cui collaboravo da tempo, mi aveva parlato un po’ della sua idea e via: mi aveva dato carta bianca, avevo una tale emozione ed energia e allo stesso tempo una  grande possibilità. Stavo vivendo un sogno. Ma Daniele era un po’ questo: ti faceva vivere un sogno. 

Avevo conosciuto Daniele Triva durante un evento sulla meritocrazia nelle imprese per i giovani industriali, con Mario Mazzoleni.
Era a Luglio del 2012, faceva caldo e c’era nell’aria quella frenesia delle ferie imminenti, degli ultimi sforzi da fare prima di chiudere un altro cerchio produttivo. Daniele si era interessato al tema che avevo proposto agli imprenditori, sul benessere organizzativo come il nuovo paradigma di gestione dell’impresa. Ancora mi entusiasma pensarlo: a Daniele era piaciuto il mio discorso o era semplicemente lui che già andava alla ricerca di un modo per misurare il livello di salute della sua azienda? Non saprò mai darmi una risposta a questa domanda. Ma una cosa è certa. Quell’imprenditore bresciano aveva intuito qualcosa in quello che dicevo in cui si rifletteva una sua visione.

E, da lì in avanti, avrei scoperto che la sua visione si sposava perfettamente con la mia. Sono grata a Daniele per questo.

Non avrei mai immaginato che l’opportunità che mi aveva offerta, si sarebbe in realtà dimostrata un’occasione non solo lavorativa, bensì anche di crescita personale. Per Copan realizzai uno studio sul livello di benessere in azienda, presentato ai dipendenti nell’estate del 2013. Il risultato fu accolto positivamente, una sorta di ulteriore stimolo per avviare una nuova fase.  Sia Daniele sia Stefania, parlavano di “evolvere”, “lavoro a vita”, di “navigazione con navi via via sempre più grandi”. Un importante lavoro d’orchestra ci aspettava e quello che avevo esposto era un germoglio di nuovi successi. A seguito di questo primo intervento, fu portata avanti un’ampia attività di idee e progetti, sviluppati nel tempo e tutt’ora attivi: l’apertura di un centro di ascolto per accogliere, gestire le esigenze e le preoccupazioni dei dipendenti; l’allestimento di uno spazio per svolgere lezioni di yoga in pausa pranzo o a fine giornata; il monitoraggio continuo del clima nei reparti produttivi attraverso visite settimanali effettuate dalla sottoscritta per raccogliere suggerimenti, rispondere a domande e monitorare l’umore dei lavoratori.

Grazie al coinvolgimento attivo dei dipendenti, disponibili a scrivere articoli e segnalare contenuti interessanti, è stato realizzato un giornalino, che aiuta a conoscerci ed essere informati sulle novità dei vari reparti. Queste opportunità si affiancavano a un servizio di accoglienza bimbi gestito interamente da operatori dell’azienda, oggi divenuto il fiore all’occhiello di Copan.
In queste righe ho cercato di raccontare il mio impegno in Copan e far intuire la grande squadra che ho trovato dentro l’azienda. Certo, non sono mancati e non mancheranno cadute ed errori, ma ciò è pur sempre una grande opportunità di crescita. In fondo, se mi guardo indietro posso affermare di aver vissuto Copan come fosse davvero mia, desiderando che crescesse e che migliorasse, prendendomi cura delle persone. Daniele era un vulcano di idee. E a me piaceva trovare per ogni sua idea una strada da proporgli. Forse è questo quel legame, quel fil rouge, che in Copan ho avuto il privilegio di assaporare e adoperare: riuscire a trovare il modo di far emergere la vena artistica e creativa delle persone oltre che la tecnica. Solo allora, come diceva Daniele, si fa “13”, si vince tutto. Oggi mi piacerebbe vedere sviluppare quell’idea che a suo tempo Daniele condivise con me: creare una scuola di formazione dentro Copan. Soltanto a pensarlo, mi ritorna quell’adrenalina che Daniele aveva iniettato nelle mie vene: formare i neoassunti, trovare il modo di contaminarsi con i senior, prevedere percorsi di affiancamento per il trasferimento di conoscenza dei lavoratori “uscenti”, diffondere la memoria storica accumulata negli anni, sviluppare idee e prendersi cura del benessere psichico e relazionale delle future generazioni.

Non vedo, nella Copan di oggi, un cambiamento di rotta. Vedo ancora quello scintillio negli occhi di  Stefania e di Giorgio, quella voglia di volare, sempre più in alto. E per quanto mi riguarda, sento viva quella voglia di fare che avevo all’inizio, mi rendo conto di essere coinvolta in un grande progetto, che mi fa amare profondamente il mio lavoro, mi fa sentire viva. Copan è una comunità in cammino, in cui si ha la possibilità di esprimersi e costruire insieme il futuro.

Stefania Marcozzi