LA SFIDA

Solo il dolore fa crescere, ma il dolore va preso di petto,
chi svincola o si compiange
 è destinato a perdere.” 

Susanna Tamaro 

Dopo la morte di Daniele, molti accusarono il colpo, ma era chiaro che la vera prova non sarebbe stato mantenere Copan come l’aveva lasciata il suo capitano, il nuovo impegno era farla maturare ulteriormente. 

Una forza che le parole non potrebbero raccontare, smosse Stefania a prendere in mano le redini aziendali e, con l’indispensabile aiuto e sostegno di Giorgio Triva, primogenito di Daniele, la sfida che il destino aveva lanciato a Copan, venne accettata.

 


Tratto dall’intervista di Irene Acerbi

Copan è follia e razionalità insieme. Quando ho iniziato a lavorare in questa azienda, a inizio 2010, lavoravo a Milano e vivevo in provincia di Alessandria con la mia famiglia. Trasferirmi a Brescia, una città che non conoscevo per nulla, era un tuffo nel buio, forse sono stata per prima io la folle a lanciarmi in questa nuova avventura. Mi aveva convinto il modo di fare di Daniele e dei miei colleghi. Eravamo, e siamo, un bel team! Ai tempi avevamo il vantaggio di essere più “piccoli”, i prodotti erano meno per quanto riguarda il business WASP e più semplici. Ora è tutto diverso, sicuramente il nostro lavoro e le situazioni che affrontiamo sono più complesse. Ma è il bello di quando cresci e impari ad andare con le tue gambe! 

Per me la figura di Daniele è stata fondamentale, avevo 25 anni e mi ha insegnato a lavorare e a farmi spazio tra “i grandi”.  Uno degli insegnamenti che ha lasciato il segno più di altri è stata una frase che disse a me e Nicola Arrighi (al tempo eravamo i “piccoli” dell’ufficio): “Mi raccomando, siate sempre voi stessi e non cercate di emulare qualcun’ altro anche se ha più esperienza di voi, prendetene i lati positivi e fateli vostri”. Era il suo modo per farci capire che dovevamo darci da fare contando principalmente su noi stessi. È così che ci si “toglie il ciuccio”, assumendosi responsabilità. E di fiducia ne abbiamo avuta tanta.

Oggi Copan è diventata un po’ più “grande”, non può più essere come 10 anni fa,  i nostri numeri non lo consentono più, siamo una complessità di progetti e persone, a volte mi rendo conto di non conoscere più tutti i nuovi arrivati. Stiamo crescendo ogni giorno che passa! 
La nostra anima “familiare” deve rimanere ma dobbiamo anche strutturarci, dobbiamo gestire i processi tra gli uffici, comunicando efficacemente e quotidianamente. Ciò che i nuovi entrati devono ereditare dalla famiglia Triva è l’approccio aperto alla comunicazione: quello che diceva Daniele e che dice ancora oggi Stefania è che lei si fida di noi, gli errori si rimediano e i successi si festeggiano!

Bisogna buttarsi al 100% e impegnarsi al massimo. Solo così puoi essere “Copan”.